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La crisi, investimenti pubblicitari che in Italia vengono fatti soprattutto nella televisione, vendite in edicola che non decollano, nuove tecnologie che richiedono investimenti ma ancora non si sa quanto siano in grado di restituire in termini di ricavi. Sono questi alcuni dei problemi che la Fieg, la Federazione italiana editori giornali ha messo in evidenza presentando lo studio relativo a "La stampa in Italia 2008-2010”, elaborato dall’Ufficio studi della Fieg.
La carta stampata per ora è l’unica che rende. Ma viene data, se non per moribonda, almeno non in ottima salute. Certo è che le alternative non ispirano fiducia. E lo si vede bene dalle parole del presidente della Fieg Carlo Malinconico: «Mantenere vivo l’interesse per la carta stampata, che è il core business ben conosciuto e sperimentato, e al contempo seguire gli sviluppi tecnologici e comportamentali legati ai nuovi media, capaci di determinare una trasformazione epocale del prodotto editoriale, senza tuttavia poter prevedere con certezza il punto di ricaduta dell’offerta tecnologica di nuove piattaforme (smartphone, tablet, ecc.) e della domanda di tali nuovi mezzi. Seguire le mode del momento può essere rovinoso quando si tratta d’investimenti.
Il passaggio al multimediale, inoltre, è reso ancora più incerto dal contesto normativo, inidoneo a proteggere l'editoria nel passaggio al prodotto elettronico. Un contesto che, anzi, è talora irrazionalmente caratterizzato dalla presenza di discipline differenziate dello stesso prodotto editoriale a seconda della sua veste, cartacea o digitale.
Né va dimenticato che il passaggio al multimediale richiede nuove professionalità e investimenti in nuove tecnologie: scelte particolarmente difficili in un contesto di crisi economico-finanziaria di livello mondiale».
In un quadro in cui vanno meglio i quotidiani dei periodici, in cui i giornali si vendono di meno, ma aumentano i lettori dei loro contenuti on line, è emersa prepotente la necessità di tagliare i costi, oppure, detto meglio, di razionalizzare le spese. Ma soprattutto è stato posto come nodo da sciogliere quello di regolare l’ambiente in cui le imprese operano. «L’ambiente - afferma la Fieg - dovrebbe trasmettere fiducia e slancio all’azione degli editori, superando la riluttanza a investire nelle attività tradizionali e in quelle nuove. Su questo piano si avvertono le carenze di un impianto legislativo che governa il settore del tutto inadeguato a proteggere i contenuti editoriali dal saccheggio che quotidianamente viene perpetrato a danno di chi li produce investendo risorse umane e materiali». La difesa della proprietà dei contenuti diventa quindi un obiettivo prioritario adeguando la disciplina del diritto d’autore alle nuove tecnologie.
«Per essere parti attive dei processi di cambiamento in atto – continua la Fieg -, le aziende editrici devono dunque mantenere elevato il livello della qualità dei contenuti prodotti e, in pari tempo, articolare la loro produzione in rapporto alla molteplicità delle piattaforme rese disponibili dall’era digitale. Finora lo hanno fatto da sole; lo sforzo richiesto è però enorme ed hanno bisogno di una governance politica che sia in grado di delineare un quadro normativo di riferimento adeguato e di assecondare tale sforzo con interventi selettivi che offrano loro un supporto efficace per procedere verso sistemi di produzione e di distribuzione dell’informazione in linea con le esigenze imposte dalle tecnologie e dai nuovi modelli di consumo che le stesse tecnologie hanno contribuito a creare». Le richieste di Fieg sono state leencate dal presidente Malinconico: «Gli editori sollecitano misure incentivanti richieste al Governo già nel documento di agosto dello scorso anno: la detassazione degli utili reinvestiti in beni strumentali innovativi; il rifinanziamento del credito agevolato per progetti di ristrutturazione tecnico-produttiva, di innovazione tecnologica, di miglioramento del circuito distributivo e di formazione professionale; l’adozione di una fiscalità di vantaggio, intesa come fiscalità differenziata a favore delle imprese e dei consumatori (ad esempio, la detraibilità dei costi di abbonamento ai giornali per determinate categorie, specie di giovani); la valorizzazione dei contenuti editoriali, attraverso misure di protezione efficaci sul terreno del copyright; la destinazione di risorse alla promozione della lettura giovanile nelle scuole e nelle famiglie.
Se ne avrebbe una ricaduta amplificata per la collettività».